IL talento è innato o costruito?I bambini precoci



Una vecchia questione rieditata dal film Florence, una donna appartenente all’alta società, appassionata della musica e della cultura, che, pur non avendo talento riusci grazie al forte impegno, cantare e ad incidere dischi. Una dimostrazione che in assenza di talento il forte impegno può dar luogo a grandi risultati. Al contrario la presenza di talento se non coltivata e ben sostenuta  dall’ambiente si perde. (Dunque integrazione tra natura e cultura!) E’ ciò che accade a molti bambini precoci i quali hanno poten zialità straordinarie ma che, non riconosciute, non solo si perdono ma diventano problematiche per il bambino stesso. Le potenzialità cognitive hanno bisogno di una base psicoaffettiva per potersi sviluppare. Molti bambini provvisti di un alto QI hanno una vita emotiva carente e questo incide sull’espressione futura delle loro abilità. Qual è l’origine  della precocità non è ancora molto chiaro. Qualche dato ci viene dalla neurobiologia: la durata del sonno di un bambino precoce è superiore a quella osservata nel bambino “normale”, con un maggior numero di cicli, una durata del ciclo più breve ed un ingresso più rapido nella fase del sonno paradosso. La coordinazione oculomotoria è maggiore con una più alta capacità di organizzare le informazioni legate agli stimoli dell’ambiente. La memoria a breve termine potrebbe immagazzinare più informazioni con un tempo  di conservazione più lungo. Rimane difficile spiegare perché il bambino precoce presenti il bisogno “compulsivo” di apprendere. Egli sin dalla più tenera età oltre ad una particolare padronanza del linguaggio, mostra  un’estrema curiosità verso tutto. Molti bambini precoci non capiti e non sostenuti diventano adulti sofferenti, al limite della nevrosi e della depressione.

Il multitasking non è possibile: ce lo dicono neuroscienze e psicologia cognitiva. Finalmente sanioni per chi guida e parla contemporaneamente al telefonino.





Finalmente  arrivano sanzioni per quelli che guidano tenendo in mano un telefonino o un tablet. Già alla prima infrazione ci sarà il ritiro della patente. Un provvedimento più volte richiesto e sollecitato da chi fa ricerca scientifica.

Mi sono già soffermata più volte su questo tema: l’ultima al recente convegno di Neuroetica e Filosofia delle Neuroscienze organizzato  a Cassino il primo aprile. Una sessione era appunto dedicata al tema del “multitasking” cioè a quella nostra dannosa abitudine a voler fare più cose contemporaneamente, come appunto guidare e telefonare nello stesso tempo.

Finalmente ci si è accorti  che tre su quattro incidenti  (secondo l’ intervistato di turno presso un telegiornale nazionale che mi è capitato di vedere) sono provocati da disattenzione dovuta all’uso di dispositivi elettronici utilizzati mentre si guida. Dati orientati in questo senso erano già stati rilevati in altri paesi. Sicuramente l’Italia arriva tardi anche se lo fa con un certo rigore.  Esiste, infatti, nei vari stati una legislazione abbastanza differenziata . Telefonare mentre si guida è un reato negli USA già da molto tempo e in molti paesi europei. In alcuni di essi si vieta l’uso diretto del telefonino e si