Le
ricerche hanno rivelato come i libri letti ai bambini migliorino fortemente il
loro linguaggio, ma sono anche un prerequisito di un successivo buon andamento scolastico. La lettura di storie è utile già nei primi
mesi di vita. I neonati, infatti, sono sensibili alla prosodia cioè alla
combinazione di ritmo, accento e intonazione del linguaggio che costituiscono
già uno schema antecedente la comprensione
del significato della narrazione verbale. Sono cioè sensibili agli aspetti
emotivi del linguaggio che sono importanti per stabilire legami sociali con chi
si prende cura di lui e per apprendere condotte semiotiche presimboliche, questo prima che la sua mente sia modellata dal
significato delle parole.
Quando i pediatri negli USA promuovono la
lettura della prima infanzia, come nel caso del modello “Reach out and Read”, un'associazione no profit che si prefigge di sviluppare l'alfabetizzazione infantile, cambia anche qualcosa nel comportamento dei genitori, nelle credenze ed
attitudini convenzioni e atteggiamenti nei confronti della lettura.
Un invito che in
Italia si dovrebbe recepire considerando che secondo un’indagine, commissionata dall’Associazione editori, il 59 per cento
delle persone non leggono nemmeno un libro all’anno e che tra i professionisti,
manager e dirigenti il 39 per cento rientra tra i non lettori!
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