Margarethe Walter (morta nel luglio del 2013) fu una delle ultime pazienti viennesi di Freud curata nel 1936.
Aveva 18 anni quando fu condotta presso il numero 19 della Berggasse a Vienna dal padre, uomo severo e rigido, proprietario di una fabbrica di feltrini per munizioni da caccia. Vi era stata
inviata dal medico di famiglia.
Così raccontava nella sua testimonianza : "Non era un ambulatorio normale! Non c'erano pazienti in sala d'attesa! Non si sentiva odore di canfora e non si vedevano infermiere vestite di bianco!". Al centro della stanza: un divano, "coperto stranamente da un tappeto, con tantissime frange". Ad un'estremità, in strana posizione, la poltrona.
Secondo il medico di famiglia la ragazza presentava "un malessere interiore". Perciò
sarebbe stato utile rivolgersi al dott. Freud un luminare in questo campo, "molto
bravo, ma ancor più costoso". Tra l’altro la ragazza presentava qualche
stranezza.
La ragazza viveva in una agiatezza dorata,
isolata ed iperprotetta, senza rapporti umani nutrienti: la madre era morta di
parto, il padre era preso dagli affari, la nonna era anziana ed apprensiva, la
seconda moglie del padre egoista e distante. "Ero la ragazza più sola di
Vienna!", ricordava Margarethe. L’educazione era stata molto severa,
fredda e direttiva.
Sigmund Freud aveva all’epoca 80 anni: “Un uomo vecchissimo che mi ha guardato con occhi attenti. Era fisicamente molto fragile ma pieno di energia!",ricordava. Freud incomincia a fare domande ma è il padre che risponde senza lasciare alcuno spazio alla figlia. Allora Freud chiede al padre di allontanarsi e rimane solo con Margarethe.
Sigmund Freud aveva all’epoca 80 anni: “Un uomo vecchissimo che mi ha guardato con occhi attenti. Era fisicamente molto fragile ma pieno di energia!",ricordava. Freud incomincia a fare domande ma è il padre che risponde senza lasciare alcuno spazio alla figlia. Allora Freud chiede al padre di allontanarsi e rimane solo con Margarethe.
A questo punto Margarethe
incoraggiata da Freud per la prima volta parla liberamente di tutto ciò che
l’angustia e dei suoi desideri: l'odio per la matrigna, per la scuola, per abiti e scarpe che le vengono imposte e che
lei non può scegliere, la sua solitudine. Un fiume in piena. E finalmente c’è
qualcuno che l’ascolta empaticamente: "Lui ha esaudito per la prima volta
il mio perenne desiderio di aprirmi a qualcuno: Sigmund Freud è stata la prima
persona che abbia davvero mostrato interesse nei miei confronti, che volesse
sapere qualcosa di me, l'unico che realmente è stato ad ascoltarmi".
Ovviamente non ci volle molto a Freud per comprendere le origini del malessere
della ragazza: un ambiente freddo e distante, un’educazione fortemente
autoritaria che non lasciava a Margarethe alcuna possibilità di auto
espressione e di crescita autonoma. Freud esortò Margarethe a non subire più le
decisioni che riguardavano la sua vita e di chiedere ogni volta spiegazioni e
motivazioni. Suggerimento che ella incominciò ad applicare trasformando la
propria vita. Al di là della vulgata che ci presenta un Freud dietro il lettino
distaccato e neutrale, il fondatore della psicoanalisi era un terapeuta capace
di ascolto empatico e attento, in grado di mettere a proprio agio il paziente.
(Alcune informazioni
utilizzate sono state tratte da Repubblica 2006)