Psicologia Umanistica

La psicologia Umanistica: un approccio rivoluzionario

La Psicologia Umanistica nasce negli Stati Uniti negli anni ’60 per opera di alcuni psicologici tra i quali ebbero un ruolo fondamentale Rollo May, Abraham Maslow, Carl Rogers. La Psicologia Umanistica è il risultato dell’incontro di due contesti culturali e disciplinari diversi: quello filosofico (Trascendentalismo, Pragmatismo ed Operazionismo) e psicoanalitico americano (psicoanalisi culturalista, psicologia psicoanalitica dell’Io) e quello fenomenologico-esistenzialistico ed ermeneutico europei, contesti diversi ma con alcuni elementi in comune. Questo fu possibile grazie all’opera di Rollo May che ebbe il grande merito di introdurre la filosofia fenomenologico-esistenziale. negli  Stati Uniti. (May era la mente più filosofica tra gli psicologi umanistici.)
       
La Psicologia Umanistica seppe sintetizzare queste tendenze culturali innovative e proporre un nuovo modello epistemologico anticipando quelle concezioni, che hanno rivoluzionato il modo di fare terapia, e che sono ormai acquisite da tutta la psicoterapia contemporanea. Negli USA, nell’epoca in cui si sviluppa la Psicologia Umanistica, dominavano due teorie generali della natura umana, quella comportamentistica e quella psicoanalitica: entrambe operavano una semplificazione dell’essere umano. La psicologia comportamentistica destoricizzava l’uomo ponendolo in una situazione  astratta (quella sperimentale) in cui la mancanza di reciprocità  nega quella relazionalità che è costitutiva dell’essere umano); inoltre non coglieva la  dimensione interna dell’uomo ma solo i suoi comportamenti esterni. Mentre la psicoanalisi era afflitta da un determinismo biologico, che riduceva la responsabilità dell’individuo, e da una concezione della istanze psichiche che non danno ragione della persona come una personalità intera e, quindi, non dava ragione dei fatti umani.
       La psicologia Umanistica, invece, proponeva contro il comportamentismo e la psicoanalisi:
- una attenzione ai contenuti ( il senso e il significato della ricerca psicologica, il criterio di significanza);
-la connessione con l’ambito socio-politico e con i valori;
-l’idea che lo psicoterapeuta non è  neutrale ma è sempre un osservatore partecipe;
-una concezione organismica della persona;
-una teoria della personalità e non di istanze psichiche;
-una concezione ottimistica dell’essere umano(  il sadismo, la crudeltà, la malizia non sono caratteristiche intrinseche, ma piuttosto reazioni violente contro la frustrazione dei nostri intrinseci bisogni);
-l’autorealizzazione (Goldstein, Sullivan,Horney, Fromm) intesa “come spinta verso l’unità della personalità, l’espressività spontanea, l’individualità ed identità piene”.
          Proponeva, inoltre, una psicologia della salute, voleva cioè studiare le persone sane e cogliere quelle dimensioni del vivere quotidiano (il gioco, la creatività, la speranza, la libertà, il tema della morte, la responsabilità personale, ecc…) da sempre oggetto della speculazione filosofica.

       In Italia la Psicologia Umanistica fu introdotta, all'inizio degli anni '70, da Michele Festa, il quale fondò, insieme ad un gruppo di colleghi, la IAHP (Associazione Italiana di Psicologia Umanistica). All'interno del CSU( Centro Studi umanologia) Michele Festa, con il suo gruppo, dette luogo allo sviluppo di un notevole movimento di cultura psicologica che può essere considerato a pieno titolo una parte della storia della psicologia italiana. I Congressi di Psicologia Umanistica videro protagonisti le personalità più eminenti del mondo psicologico e scientifico dell'epoca: da Ronald Laing a Rollo May, ad Henry Laborit, a Franco Fornari,cc..

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