Siamo abituati a pensare che il linguaggio del corpo non
menta. Ma non è proprio così. Generalmente
si ritiene che non guardare in volto una persona è segno di menzogna, un
indizio che, accanto ad altri, viene segnalato nei manuali ad uso
investigativo. Ebbene, in una ricerca, di qualche anno fa (Mann et al., 2004)
in cui dei poliziotti dovevano riconoscere nei video, di alcune persone
sospette, i mentitori, risultava che più si era tenuto conto degli indizi
raccomandati dal manuale, maggiori erano gli errori di valutazione. Ma perché
ci fidiamo dell’indizio del non guardare in volto come segnale di menzogna?
Perché siamo spinti da uno stereotipo del tipo: mentire è riprovato eticamente
e socialmente per cui se lo facciamo ce ne vergogniamo e abbassiamo gli altri.
Da qui al ritenere che abbassare gli occhi sia sinonimo di menzogna il passo è
breve! Tra l’altro il linguaggio del corpo è soggetto a variabili culturali: in
Giappone ad esempio è segno di male educazione guardare in volto qualcuno. E neanche la macchina della
verità né la fMRI garantiscono alcuna certezza che un soggetto menta: una persona
può avere una sudorazione o una accelerazione di battito cardiaco per altri
motivi diversi dal mentire e la corteccia frontale mediale può attivarsi
ugualmente per altri pensieri (non del
tutto consapevoli) che attraversano la mente.
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