L’ ”Enhancement morale” se ne è parlato a Padova (13-15 maggio) durante il Congresso di Neuroetica e Filosofia delle neuroscienze organizzato dall’omonima Società, un congresso ricco e stimolante per l’urgenza e la novità dei
temi ed il livello dei relatori fra cui
neuro scienziati di fama mondiale. Tra le relazioni più interessanti e sicuramente
degne di attenzione per la complessità del tema è quello del potenziamento
morale cui hanno partecipato da
posizioni diverse Jhon Harris
dell’Università di Manchester, Ingmar
Person dell’Università di Oxford, Massimo Reuchlin del San Raffaele di Milano.
Person nel 2012 insieme a Julian
Savulescu pubblicò un libro dal titolo “Inadatti
al futuro” .Secondo i due autori l’umanità sarebbe arrivata ad un livello di sviluppo tecnologico che non è più
in grado di gestire con una serie d di conseguenze per la sopravvivenza dell’umanità
stessa . La nostra psicologia morale era adatta alla vita in piccole comunità
con tecnologia semplice. Al grande potere tecnologico e scientifico che è nelle
nostre mani non corrisponde una pari
abilità nel gestire i dilemmi morali che l’epoca contemporanea pone. Il futuro
della nostra specie dipende dal radicale miglioramento delle componenti morali
della nostra natura e le metodiche educative tradizionali sono inefficienti e
temporalmente sfasate rispetto alla necessità di una crescita morale
dell’umanità. Dunque solo con un potenziamento morale attraverso farmaci è
possibile scongiurare prospettive catastrofiche. Esistono farmaci che appunto
cambiano la chimica cerebrale e di conseguenza taluni nostri comportamenti
quali ad esempio l’ossitocina (L’ormone dell’amore) che rende più empatici e
ficuciosi negli altri o alcuni farmaci antiserotinergici efficaci nella cura
della depressione e capaci di ridurre l’aggressività. A prescindere dalla realizzabilità di tale
ipotesi, si aprono comunque grandi questioni d’ordine etico. In primis:
sicuramente avremmo soggetti più in sintonia con la vita di comunità, più obbediente nei confronti
delle leggi. Ma l’etica è un’altra cosa.Ma se gli uomini sono biologicamente
determinati a fare il bene che ne sarebbe della libertà di scelta che è un
presupposto della moralità. La morale esiste solo in quanto è possibile
scegliere e compiere anche il male. E un’altra questione vorrebbe a porsi: gli
esseri umani privati della loro aggressività non sarebbero privati, come
giustamente sottolinea Reuchlin, anche della loro capacità di auto ed eterodifesa
in alcune circostanze in cui fosse legittimamente richiesto? Infine: per quanto
noi siamo il nostro cervello i nostri
comportamenti sono il risultato di meccanismi molto complessi. Pertanto il nostro
cervello non può essere considerato come
una macchina a gettoni in cui ad ogni somministrazione di un determinato
farmaco corrisponde esattamente un determinato specifico comportamento.

Il corso di formazione nasce con lo scopo di formare esperti nella relazione d’aiuto che, attraverso l’acquisizione di uno specifico modello di riferimento teorico-applicativo, basato sui principi della Psicologia Umanistica e di quella Fenomenologico-Esistenziale, siano in grado di agire efficacemente in diversi ambiti di intervento da quello privato, a quello sociale, scolastico, sanitario e aziendale.
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