Tra Neuroeconomy, ibernazione e
spedizione su Marte, potenziamento cognitivo, coscienza e Alzheimer.
Grande successo del secondo
convegno di neuroetica e filosofia delle neuroscienze, organizzato a-dall’omonima società Sine,presieduto
dalla dottoressa Maria Felice Pacitto
(membro Sine) il convegno che ha visto all’opera ricercatori di pregio in tale
ambito, ha portato in provincia tematiche di estrema importanza e risultati più
recenti della ricerca scientifica. Ma particolare è stato il taglio “pratico”,
cioè collegato alla quotidianità,ch e alcuni relatori hanno dato al loro intervento. Il professor Alberto Oliverio, neurobiologo
di fama internazionale, ha sviluppato una esaustiva spiegazione dei meccanismi della memoria, delle
sue varie forme e di come essa sia
fondamentale per la nostra identità .In particolare la memoria autobiografica, (forma
di memoria esplicita e più tarda a formarsi),è quella che viene ad essere
compromessa nell’Alzheimer, malattia degenerativa significativamente diffusa e
che è diventata un po’ lo spauracchio di tutti quelli che hanno una piccola
defaillance della memoria. Una malattia sulla quale si fanno molte ipotesi ma
nessuna accertata. Il professore, che ha arricchito la sua esposizione con
dettagli letterari ( da Proust al
romanzo scientifico scritto dal famoso paziente di Lurjia) si è soffermato su
una serie di indicazioni utili per chi è a contatto con un paziente o un
familiare che ha sviluppato l’Alzheimer.

Spesso questi si scompensa emotivamente
perché non è più padrone della sua memoria, non riesce ad esprimersi , non si
sente capito e va in ansia. Aiutarlo a ricordare e a mantenere l’identità
fornendogli “pezzi “di ricordi è molto
importante. Ma il professore ha voluto anche rassicurare: piccole defaillance
di memoria sono fisiologiche e anche necessarie in quanto permettono la
formazione di nuove memorie (tipico il dimenticare i cognomi dopo i
cinquant’anni, il che non ha alcun significato patologico). Possiamo con la
vita attiva e l’allenamento mentale preservare la nostra riserva cognitiva e
contare anche sulla p0lasticità cerebrale. Il nostro cervello è plastico: con il tempo noi perdiamo neuroni ma le
esperienze e le opportunità di apprendimento, che la vita ci offre, portano alla
produzione di sempre nuove sinapsi e alla riorganizzazione del nostro cervello.
Un’attitudine, la plasticità, che con il tempo si attenua ma che in una certa
misura rimane fino alla fine. Non meno interessante il prof. Paolo Pecere dell’Università
di Cassino il quale ha affrontato il tema della coscienza (cioè dell’esperienza
soggettiva) , sottolineando che quello che sembrava un tema inaccessibile secondo una prospettiva naturalistica, sia diventato
ormai oggetto di indagine scientifica
che implica ovviamente una serie di questioni metodologiche ed epistemologiche. Un excursus
storico, a partire da Cartesio, passando per Gall, per finire con la ricerca
attuale.
Di estrema attualità e collegata alla vita quotidiana la
relazione, relativa alla Neuroeconomia, della prof Balconi, docente della
Cattolica –Milano, di Scienze cognitive e Neuropsicologia. La
Neuroeconomia è una disciplina che si occupa di come il cervello guidi le
nostre scelte economiche. E’ un ambito che include aspetti diversi come le scelte
finanziarie (come investiamo) ma anche il neuro marketing ovvero come capire
meglio il mercato. Le emozioni hanno un ruolo fondamentale nelle nostre scelte
economiche ma lo hanno anche fattori percettivi (impliciti ed espliciti),
valori della cultura di appartenenza, ma
soprattutto i meccanismi di rewording (ricompensa), tutti elementi che possono
spiegare i diversi profili degli investitori: quelli che rischiano di più e
quelli prudenti. Alcune persone hanno
bisogno di un rewarding immediato (riscontrabile tra l’altro in soggetti che
hanno subito una lesione nelle aeree frontali) e questo può spiegare il
comportamento del giocatore d’azzardo. Un ambito, quello della neuro economy,
iniziato da Kanheman e che conta ormai molti ricercatori e che ha ormai un suo
status scientifico e disciplinare.Il prof. lavazza si è invece trattenuto sul
potenziamento cognitivo: la possibilità di aumentare alcune nostre prestazioni
(usando alcuni psicofarmaci mirati, la stimolazione cerebrale, ecc.) Si tratta
di neuro potenziatori che agiscono sulla
memoria a breve termine e sulla capacità di concentrazione ma possono
implementare le capacità creative e la
coordinazione motoria (è stata usata dai
saltatori dal trampolino). Si tratta di una sorta di doping mentale che
pone non pochi problemi da un punto di vista etico. Ma a noi basta anche
solo la semplice domanda”E’ meglio scrivere un tomanzo in sei mesi con l’aiuto
di uno psicofarmaco o scriverlo, studiando molto, in cinque anni?”
Infina ha affascinato i partecipanti Matteo Cerri
ricercatore nel campo dell’inbernazione e consulente dell’Agenzia Spaziale
Europea (ESA) . Ci si potrebbe chiedere”Che c’entra l’ibernazione con la
ricerca spaziale? “ C’entra perché oltre
a poter essere utilizzata in ambito clinico per gli ictus e gli stroke (la
storia della medicina racconta che che le basse temperature permisero ai
soldati di Napoleane di salvarsi al contrario degli ufficiali ricoverati sotto
le tende riscaldate ma esiste altra aneddotica in questo senso) potrebbe essere
utilizzata nella spedizione su Marte di cui tanto si parla. Uno dei costi
maggiori della spedizione è la preparazione degli alimenti. Un solo Kg di cibo
ha un costo di 60000 euro. E’ immaginabile il costo totale per l’intero
equipaggio se si pensa che ci vogliono9 mesi per andare e altrettanti per
tornare e che il ritorno non è immediato perché bisogna calcolare determinate
condizioni di vicinanza tra Marte e la Terra. Ma si provvede a scorte
alimentari per altri tre anni. (Si veda a tal proposito l’ultimo film a proposito della spedizione su Marte,
interpretato Da Matt Damon). Inoltre
durante la spedizione, dopo qualche tempo, due uomini dell’equipaggio
sviluppano una crisi psicotica con conseguenze ben immaginabili per la vita del
resto dell’equipaggio e per la missione. Ibernare due membri
dell’equipaggio risolverebbe qualche
problema! Il pubblico ha seguito con attenzione inte3rvendo costantemente nel
dibattito che seguiva ogni relazione. LOdevolissima la presenza di un nutrito
gruppo di ragazzi del liceo Linguistico, i quali hanno preferito la Neuroetica
ad un evento mediatico che si svolgeva
nella loro scuola. Apprezzabili e destati da un autentico interesse i loro
interventi. Quando li si sa motivare( bravo ilprof Folcarelli!) i ragazzi
rispondono e con entusiasmo” Un convegno da cui nessuno è andato via senza aver
imparato qualcosa!
Il convegno è stato sponsorizzato dalla San Paolo Invest,
dallìAzienda Ferone, dall’Azienda MarmiZola